“Nel fondo oggi custodito da Matilde Incorpora, erede di quinta generazione, si trovano tre reperti, di cui due ascrivibili alla medesima seduta fotografica, avvenuta nel giugno del 1860 al Palazzo Reale, fuori stanza di Garibaldi sopra Porta Nuova, così come recita l’annotazione del fotografo sul verso della foto, autografata dal generale l’anno successivo.

Giuseppe Incorpora, giovane ma non sprovveduto, non mancò all’appuntamento con la Storia e realizzò due magnifici ritratti pensati per essere restituiti su stampa in ovale. Entrambe le foto sono state realizzate con lastre al collodio umido. La foto autografata da Giuseppe Garibaldi è stata stampata su carta albuminata, mentre l’altra ci perviene con una stampa ai sali ferrici molto più tarda, databile dal 1880 in poi. Il terzo ritratto, forse il più bello tra i tre, rivela la sensibilità estetico-compositiva del ‘Maestro in nuce’. Stampato ai sali ferrici da lastra al collodio umido, riporta l’immagine di Garibaldi nella sua interezza originaria sebbene, quasi certamente, è stato realizzato per essere restituito anch’esso in ovale.

Il ritratto in questione presenta degli elementi di disturbo, facilmente eliminabili con l’uso sapiente della composizione in ovale. Pertanto è lecito pensare che non si tratta di una stampa ad uso commerciale, così come conferma la finitura definitiva, ma piuttosto di una stampa ricordo del ritorno di Garibaldi a Palermo. Se guardiamo infatti il soggetto nella simulazione in ovale qui proposta, sul modello dimensionale del ritratto autografato, noteremo subito come il fotografo abbia ritratto nuovamente Garibaldi seduto, inquadrato alla stessa distanza, nello stesso formato e con la stessa lunghezza focale dell’obiettivo. E noteremo inoltre come tutti gli elementi di disturbo presenti nell’immagine intera scomparirebbero, ma scomparirebbero anche tutti quegli elementi identificativi del luogo in cui si svolse la ripresa.

I ritratti di Garibaldi consegnano alla Storia della fotografia un grande ritrattista sin dai suoi esordi commerciali, abilità e gusto questi, ribaditi in tutta la produzione successiva, ponendo Giuseppe Incorpora, con Eugenio Interguglielmi prima e Enrico Seffer dopo, ai vertici dell’arte della ritrattistica professionale dell’800 palermitano. Il rito della ‘messa in posa’, che caratterizzerà il professionismo ottocentesco, lo vedeva protagonista di abili regie con previsualizzazioni generate in quel ‘campo chiuso di forze’ – come ci suggerisce Roland Barthes – che precedeva ogni ripresa.”

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